Antipasto Calabrese

Scheda opera

Antipasto Calabrese · codice opera DC2S

Dati tecnici

anno2023
data di acquistoacquisito in portafoglio
valore corrente stimato in €consultare la Tabella Prezzi aggiornata
identificazione del soggettodipinto astratto/opera ricostruttivista
materiali e tecnicheolio su tela/tecnica mista/opera materica
misure in centimetri cm70 x 50 x 1,8
iscrizionifirma autografa
tecnica di iscrizioneolio
posizione dell’iscrizionesul retro/in basso/a destra
trascrizioneValvo
certificato di autenticitàemesso contestualmente alla vendita
multipli d’artenessuna stampa emessa
stato di conservazioneopera intatta
localizzazione dell’operaRoma · Italia
diritto d’autore© tutti i diritti riservati · globale · S.I.A.E.

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Raisuli Oimar Tancredi Valvo · Antipasto Calabrese ·  2023 · Picture 0 · © All rights reserved S.I.A.E.
Antipasto Calabrese · codice opera DC2S

Descrizione opera

Antipasto Calabrese

Una tovaglia imbandita. Le primizie della terra calabrese. Il sole. Il profumo. Il sapore.
L’opera presenta il soggetto in modo centrato ed inequivocabile, in contrasto con uno sfondo chiaro bianco-giallastro ed abbastanza omogeneo. Sopra questa “tavola assolata”, la luce si incrosta matericamente in elementi quadrangolari di colore bianco vivo sparsi in modo casuale. Elementi grafici in giallo contornano il soggetto, qui rappresentato per mezzo di quadrature materiche di vario colore, concomitanti tra di loro e concentrate nella zona centrale della tela. Sono i colori dei frutti della terra e dell’allevamento: i colori delle olive, delle melanzane, dei pomodori, dei peperoncini, dei salumi e dei vini.
Questo lavoro è un omaggio alla Regione Calabria.
L’impasto cromatico è denso, irregolare, e suggerisce il senso della mescolanza gastronomica che si presenta davanti ai nostri occhi. Tale densità è controbilanciata da striature lineari e periferiche al soggetto trattato.
Al contrario dell’impostazione seicentesca della natura morta barocca, in cui svariati o pochi elementi rappresentati vengono per lo più diffusi in modo uniforme nel corpo dell’opera, andando ad occupare generalmente la quasi totalità dello spazio pittorico, qui il soggetto è isolato. Esso non si espande sulla tela, rimane per così dire circoscritto, e trova la propria diegesi visiva all’interno di sé stesso e delle sue circonvoluzioni cromatiche.
Questa natura morta, letta in chiave ricostruttivista, ricorda per alcuni aspetti alcune opere di Luciano Ventrone, nelle quali il soggetto è appunto “centrale” ed isolato in un contesto pressoché vuoto.
In realtà, nel caso di specie, non è pertinente parlare di “vuoti” o “pieni”. Il chiarore della luce, espresso mediante calde tonalità giallastre e tutto attorno all’elemento centrale, tende a suggerire il concetto di calore solare. Il rigoglio della terra. La prosperità dei campi. La vitalità degli allevamenti di bestiame.
In senso stretto, siffatto lavoro si sgancia dalla classificazione di “natura morta”, in quanto tali fattori ambientali sembrano più pertinenti ad un contesto aperto ed agreste, en plain air, solitamente estraneo ad una natura morta intesa in senso ortodosso.
Il calore fa sviluppare i frutti. I frutti vengono colti. Il prodotto della raccolta viene presentato all’interno dell’opera. Vi è una connessione molto stretta tra aspetto produttivo ed aspetto fruitivo, prevalentemente estranea al concetto classico di natura morta. Qui, ci pare quasi di cogliere i prodotti della terra direttamente da un campo coltivato. Quasi si avverte il ronzio degli insetti nei prati, il tepore della luce sulla pelle. Tale immediatezza, tale “freschezza”, distanzia l’opera da qualsivoglia tema connesso a caducità e morte, esprimendo, al contrario, il vigore intrinseco e quanto mai vivo, proprio delle azioni umane. Del lavoro agricolo e pastorale.
In questo caso, dunque, siamo davanti ad una “natura morta” sui generis. Una natura morta ricostruttivista e, pertanto, non astratta ma specificamente ricostruttiva in senso figurativo.

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