Ossidazione di un Sogno

Scheda opera

Ossidazione di un Sogno · codice opera 88SV

Dati tecnici

anno2023
data di acquistoacquisito in portafoglio
valore corrente stimato in €consultare la Tabella Prezzi aggiornata
identificazione del soggettodipinto astratto/opera ricostruttivista
materiali e tecnicheolio su tela/tecnica mista/opera materica
misure in centimetri cm80 x 60 x 1,8
iscrizionifirma autografa
tecnica di iscrizioneolio
posizione dell’iscrizionesul retro/in basso/a destra
trascrizioneValvo
certificato di autenticitàemesso contestualmente alla vendita
multipli d’artenessuna stampa emessa
stato di conservazioneopera intatta
localizzazione dell’operaRoma · Italia
diritto d’autore© tutti i diritti riservati · globale · S.I.A.E.

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Raisuli Oimar Tancredi Valvo · Ossidazione di un Sogno ·  2023 · Picture 0 · © All rights reserved S.I.A.E.
Ossidazione di un Sogno · codice opera 88SV

Descrizione opera

Ossidazione di un Sogno

Se di sogni dobbiamo parlare, qui l’artista sembra strizzare l’occhio alle rotondità delle mele verdi e sospese presenti nei quadri di René Magritte. Così come, del resto, pare riecheggiare, per alcuni aspetti, la leggerezza antigravitazionale e fluttuante propria dei protagonisti delle opere di Marc Chagall. La struttura dell’opera possiede inoltre determinati richiami a “La Visione di Tondalo” di Hieronymus Bosch, altra opera appartenente ad un filone decisamente onirico.
L’impalcatura del lavoro si appoggia ad uno schema inequivocabilmente lineare, fatto di angolarità e quadrature ben pronunciate. Siffatta regolarità è tuttavia funzionale e subordinata gerarchicamente alle due figure circolari e materiche presenti in primo piano: una sul lato sinistro, l’altra nel corpo della metà destra della tela. È infatti proprio la rotondità di questi due elementi a conferire l’imprinting all’intero lavoro, ammorbidendo l’impatto visivo d’insieme e donando dinamicità al tutto. Un tutto funzionale e strettamente interconnesso. Quasi sincronizzato.
I tondi ed i quadrati si librano senza peso all’interno dello spazio pittorico, in vorticosa ascesa aerostatica. La chiave di Volta nella lettura dell’opera è dunque la levità del tutto. La leggerezza assoluta. La più completa assenza di peso. Un’assenza che va di pari passo con il concetto ideale di instabilità, caratteristica inscindibile delle fasi oniriche e subconscie. L’apparente assenza di masse provoca la levitazione degli elementi in gioco. La levitazione innesca, a sua volta, lo specifico dinamismo a cui assistiamo. Quest’ultimo si palesa nella caotica collettività di striature e scie che le varie parti generano al loro passaggio. La meccanica dei sogni.
L’area pittorica è tripartita. Una fascia centrale e orizzontale di tono cupo separa infatti le due fasce in bianco poste agli antipodi.
Le piccole quadrature bianche ed ascendenti reclamano tuttavia il loro spazio cromatico, generando, tutto attorno ad esse, una sorta di aura biancastra ed evanescente che le circonda.
Le figure circolari, al contrario, risaltano nettamente con forte contrasto rispetto al colore di sfondo blu scuro. Sempre che di sfondo si possa parlare. L’opera, infatti, come è tipico nello stile di Valvo, non si struttura mai in piani dimensionali scissi e ben definibili. Vi è, piuttosto, una tridimensionalità diffusa, relativa ad una ricca moltitudine di livelli distinti ma sempre e comunque comunicanti tra loro. Questo aspetto è imperante nelle opere di questo autore: il concetto di pluralità di universi paralleli e simultanei. L’infinita profondità di campo. L’interconnessione temporale. L’idea di ubiquità.
Una serpentina blu scuro, simbolo ricorrente in Valvo, si cela qui all’interno della campitura di colore centrale, in totale assenza di contrasto.
Tipiche rigature blu e bianche tagliano gli spazi, con forte scarto rispetto alla tonalità sottostante. Esse si rivestono inoltre di simbolismo.
Diagonalità sottili secano qua e là gli spazi, suggellando definitivamente l’obliquità diffusa delle traiettorie nonché la paternità dell’opera.
Questo è un sogno e, come tutti i sogni degni di questo nome, è intrinsecamente imperscrutabile, benché percepibile. E, precipuamente nel prolungarsi smisurato delle profondità interne, che suggeriscono la presenza di spazi e dimensioni reali ma, appunto, difficilmente scrutabili, trova compimento la semantica di quest’opera. Fruibile ma inafferrabile. Solo l’ “ossidazione”, la cristallizzazione pittorica di questo flusso in atto, apre dunque una finestra visiva su di un processo attivo di cui possiamo godere in modo istantaneo ma che non può che sfuggirci nella sua interezza.

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